Le statistiche assicurano che Bolzano è la città italiana in cui si vive meglio: servizi efficienti, un centro storico a misura di bicicletta, teatri, musei, aree verdi ben curate, un tasso di disoccupazione fra i più bassi d’Europa e stipendi molto alti. Le malelingue dicono che è così perché la località è italiana solo dal 1918. O forse semplicemente perché è situata in una regione autonoma, il Trentino-Alto Adige.

Più vicina a Vienna che a Roma, la città convive con due culture e due lingue spesso in modo ideale, ma a volte anche in modo scorretto e con intolleranza, come accadde in un passato non troppo lontano, forse perché è il capoluogo di una regione autodeterminata che la Storia non volle più mitteleuropea con le armi, e non con il cuore. Una regione per certi versi geograficamente simile al Ticino, estremamente soleggiata, circondata da alte vette dolomitiche e situata su uno dei principali assi commerciali e di traffico del continente, e come il Ticino privilegiata e ferita dall’invadente onnipresenza dei TIR.

Piazza Walther, realizzata nel 1808 da Massimiliano Re di Baviera, è oggi il cuore della città, a pochi isolati dalla parte più medievale caratterizzata da palazzi affrescati e dai commerci di Piazza delle Erbe, di Via dei Portici e di Via dei Bottai, con le sue tradizionali insegne in ferro battuto. Insegne particolarmente suggestive durante il mercato di Natale che, fra profumi di resina e di pino, si svolge all’ombra del duomo gotico.

Bianchi da invecchiamento. rossi da collezione, moscati al profumo di rosa e Traminer al chiodo di garofano. In tutta la regione produttori e cooperative rinnovano una secolare tradizione enologica. La città non è solo circondata dall’Isarco e dal Tàlvera, dai vigneti di Lagrein e Santa Maddalena, che arrivano addirittura in centro, ma pure da castelli quali castel Mareccio e castel Roncolo e da masi dove è piacevole gustare dell’affettato con castagne abbrustolite e vino novello, oppure dei tipici “Speckknödel” o altre specialità tutte con influenze esterne: viennesi, tedesche, ungheresi.

Se invece alla campagna coi suoi frutteti, ai declivi e alle piste da sci si preferisce la penombra di un museo, si possono pure vedere i resti dell’Uomo del Ghiaccio. Per Oetzi, l’uomo venuto dal passato e ritrovato 5’000 anni dopo la sua morte su un ghiacciaio della Val Senales ai confini con l’Austria, è stato costruito un apposito museo. E se la voglia di atmosfere ancor più tirolesi è grande bastano pochi minuti di treno per raggiungere Bressanone (Brixen): qui è già Austria e nel periodo di Natale nelle viuzze del suo centro storico perfettamente conservato la magia è assicurata, fra luci soffuse, profumi di spezie, Glühwein e qualche fiocco di neve. © Fm / 1 novembre 2018

Come arrivare: in treno, se le coincidenze funzionano…, da Lugano via Milano e Verona. Oppure per maggiore sicurezza via Zurigo e Innsbrück. In auto via Menaggio, la Valtellina, il Passo dell’Aprica e Merano così da evitare l’orrore della Milano-Venezia.

Dove dormire: a Brixen, lo storico Hôtel Goldener Adler, in pieno centro.

Dove mangiare: a Brixen Apostelstube, per il suo stile Art déco

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