Mai come oggi nella sua Storia l’Uomo ha potuto viaggiare comodamente. Sono finiti, anche se la nostalgia resta, i tempi avventurosi in cui New York era a settimane di navigazione dall’Europa, Kaboul la si raggiungeva a bordo di una Citroën lungo piste sterrate e improponibili fra l’Anatolia e l’Iran, si arrivava ad Asmara in treno a vapore dal Mar Rosso e le guide turistiche Michelin proponevano crociere a Port Said e poi tour in treno e bus fino a Haifa e Beirut, per poi rientrare da Aleppo, Damasco, Petra e Gerusalemme. Oggi ogni angolo della terra è raggiungibile. Ma è proprio così? Forse ciò è possibile solo virtualmente…

Anche rispetto solo a 10 anni ci sono sempre meno Paesi che si possono visitare. Nel frattempo infatti gran parte della Siria e del suo ricchissimo patrimonio storico e culturale sono stati rasi al suolo, la Libia è diventata un vasto e pericoloso deserto di rabbia, lo Yemen viene demolito nell’indifferenza internazionale e l’Irak paga ancora e sempre le conseguenze delle scellerate scelte dei presidenti USA George Bush padre e figlio fatte fra il 1991 e il 2003. La Somalia si è spenta nel 1991 e da allora è sparita dalle carte geografiche e dagli schermi e gran parte dell’Afghanistan è caduto in un buco nero nel 1979 con l’invasione sovietica e da allora sprofonda nel terrore e esporta orrori. Infine, il terrorismo internazionale e l’insicurezza militare e civile in Ucraina, in quasi tutto il Caucaso, in Mali e in molti Paesi sub sahariani, in Nigeria, in Costa d’Avorio, in Pakistan, in Indonesia e nelle Filippine, e quella sociale ed economica in Venezuela, oltre alla violenza in certe zone del Messico, del San Salvador, della Colombia, del Brasile, dell’Algeria, dell’Egitto e dell’India rendono queste regioni difficilmente accessibili o consigliabili.

Ci sono poi Paesi come la Tunisia, Israele e Palestina che offrono molte proposte turistiche e pure una relativa sicurezza ma che soffrono dell’immagine che viene veicolata dai media. Certo, sono Paesi con una instabilità politica e sociale e un attentato è sempre possibile a Gerusalemme, Tel Aviv o Tunisi. Come è possibile a Londra, Parigi o Roma. Ma quando si è sul posto l’impressione generale è quella di calma e sicurezza. Nella regione vicinorientale ci sono invece due Paesi, Libano e Giordania, che offrono per ora una relativa sicurezza e benessere, Ma la vicinanza con il conflitto siriano e le tensioni israeliane li penalizzano e fanno sì che per l’immaginario collettivo siano zone poco frequentabili.

Altri Paesi pure soffrono dell’immagine mediatica negativa dovuta al loro recente passato, anche se oggi presentano una buona sicurezza e caratteristiche paesaggistiche e culturali degne di nota. Pensiamo a Serbia, Bosnia, Macedonia, Kosowo, Albania e Romania. Anche Vietnam, Cambogia e Laos hanno vissuto decenni di guerre violentissime. Eppure oggi questo loro passato è decisamente assente dalle nostre menti. Infine ci sono Paesi in cui si evita di recarsi per scelte personali o per motivi etici: in Russia, in Turchia, in Corea del Nord o in Iran, ma non solo, a causa delle repressioni e del non rispetto per i diritti umani e individuali o per scelte politiche e sociali contrarie alla nostra concezione di democrazia. O in Israele e negli USA, ma non solo, per la loro politica interna ed esterna.

Quindi le destinazioni che hanno più successo oggi sono il Portogallo, la Germania, la Gran Bretagna e l’Irlanda, e in generale tutti i paesi nordici e quelli alpini, il Canada, l’Alaska, la Cina, il Giappone e l’Oceania. Paesi questi ultimi relativamente lontani. Quindi le masse europee stanno dando l’assalto a Spagna, Francia, Italia, Corsica, Sardegna, Croazia e Grecia (e Val Verzasca…). E in molte località come a Dubrovnik, Venezia, Cinque Terre, Santorini e Islanda si stanno valutando misure drastiche per limitare i turisti.

Si viaggia sempre di più, il traffico automobilistico e ferroviario, i voli e le crociere sono sempre più numerosi, ma di fatto la libertà di circolazione si è ristretta. Sono cambiate le condizioni con cui viaggiamo: terrorismo, paranoie dovute alla sicurezza e alla paura dell’altro, l’aumento del fondamentalismo religioso, le crisi politiche, sociali e economiche hanno creato vaste zone off limits, instabili e pericolose che diffondo un clima generale di insicurezza. La voglia di partire, di esotismo, di avventura, di novità però rimangono: e allora è spesso la tecnologia che ci aiuta a viaggiare dove non possiamo. Anche se l’avventura, lo spaesamento e l’esotismo l’amante del viaggio sostenibile e della sana scoperta in solitaria pace la può trovare camminando lungo l’Artic Trail in Norvegia, oppure prendendo il treno da Cuneo a Nizza, o imbarcandosi su un traghetto per un’isola sperduta dell’Egeo. Fm / 12 luglio 2017