Agli studenti del bachelor in scienze della comunicazione dell’Università della Svizzera Italiana (USI), che tanto ama chiamarsi pure University of Lugano, è andata di traverso una modifica comunicata loro a fine agosto: il corso del terzo anno di “metodi qualitativi della comunicazione”, insegnato fino all’anno scorso in italiano, verrà ora impartito in inglese.

I vertici dell’USI respingono le accuse affermando che la decisione è stata presa per agevolare il passaggio degli studenti ai Master non solo dell’USI ma a quelli di molte altre università in Svizzera e in Europa. L’Università di Lugano, forse la più cara in Svizzera in fatto di tasse d’iscrizione, difende in modo convinto un suo principio di fondo: la necessità di una progressiva padronanza dell’inglese al terzo anno di bachelor universitario.

Fin dai suo albori nel 1996 l’USI ha sempre puntato molto sull’utilizzo della lingua inglese. Anche per potersi imporre a livello internazionale. Eppure ad esempio le Università di Zurigo o di Ginevra, o la Bocconi e quella degli Studi di Milano non hanno mai rinnegato la lingua del territorio in cui operano e in cui sono nate e non per questo sono meno prestigiose dell’USI, anzi !

L’inglese, per lo più quello maccheronico da social…, si è innegabilmente imposto come un’importante lingua di comunicazione internazionale. Ma a volte infastidisce e interroga l’insistenza con cui l’USI ha da sempre puntato molto su questa lingua nei corsi impartiti, per la documentazione distribuita e per la sua comunicazione in generale. Una caratteristica che la rende paradossalmente molto “italiana”, forse anche per andare incontro a una forte presenza di insegnanti e di allievi provenienti da sud poco conoscitori di altre lingue. Ma che nel contempo la distanzia e la separa non solo del territorio in cui opera, decisamente poco stimolante a livello accademico, ma soprattutto dal resto della Svizzera. Ignorando le lingue e le culture nazionali e imponendo l’inglese pure l’USI partecipa “all’uniformizzazione” in atto di un Paese ricco anche perché variegato a livello di linguaggi e di processi mentali.

Francesco Mismirigo, 6 ottobre 2016